Piante spontanee e sopravvivenza

Quando si parla di sopravvivenza il primo argomento da affrontare è sicuramente quello relativo all’acqua e al cibo, ma non sempre è possibile in situazioni estreme poter accedere a scorte o avere il nostro panierino con il nostro pasto. Conoscere ciò di cui possiamo nutrirci in condizioni estreme o più semplicemente quando siamo impegnati in qualche lunga traversata tra le montagne, sapere cosa è possibile ingerire e non intossicarci, è prerogativa di ogni bravo prepper e skill essenziale nel bushcraft.

Lo studio delle erbe spontanee dei nostri boschi può essere importante per avvicinarsi a queste competenze, e anche quando non conosciamo con esattezza una pianta, in base ad alcuni caratteri morfologici, test organolettici o valutazioni di altro tipo potremmo riuscire a individuare parti potenzialmente nocive e dunque non raccogliere quell’erba. La fitoalimurgia ossia la conoscenza di piante spontanee ad uso alimentare fu una guida per esempio in tempo di guerra.

Quali sono i pericoli nel raccogliere piante spontanee?
Nutrirsi di piante selvatiche ha accompagnato la storia dell’uomo da millenni, ma non riconoscere quelle dannose ha portato e porta ancora oggi a numerosi avvelenamenti e in casi più gravi a morte.
In Italia sono comuni casi di intossicazione di mandragora scambiata per borragine o spinacio selvatico , colchico scambiato per zafferano o ancora bacche di atropa belladonna scambiate per succulenti frutti di bosco.

In alcune piante commestibili è possibile per esempio avere parti edibili e parti non edibili (vedi la patata di cui mangiamo il tubero ma non le foglie e le bucce, le quali contengono alte percentuali di solanina, alcaloide che ad alte concentrazioni risulta tossico per l’organismo).

La cottura, a volte può modificare la commestibilità delle piante: l’ortica cruda per esempio sarebbe impossibile da ingerire (a causa del suo contenuto in acido formico) e causerebbe una reazione infiammatoria nel tratto digerente. Lavata e cotta diventa un ottima erba da mangiare in zuppa o da accompagnare con altro. Ciò vale anche per alcuni tipi di funghi.

Riconoscere e poter usufruire dei doni che la Natura ci offre può essere davvero complicato soprattutto per noi umani che abbiamo perso il contatto con il nostro habitat naturale; ciò risulta ancor più difficile in condizioni di alto stress o estremamente pericolose.

 

Se non si hanno a disposizione competenze, testi o indicazioni e ci troviamo chiaramente in pericolo di carenza nutrizionale , esiste un test chiamato “Test Universale di Edibilità” (vedi immagine) che ci permette attraverso passi guidati di analizzare la nostra erba e capire se è potenzialmente tossica. Il test chiaramente non è affidabile e sconsigliamo a tutti di seguire questo procedimento con piante che non conosciamo ma risulta un ulteriore strumento nei casi di estrema necessità.

 

Ritorniamo a immergerci, osservare e carpire gli antichi saperi che pian piano stiamo dimenticando, magari con l’aiuto di un anziano raccoglitore e ricordando sempre, con profonda gratitudine, il supporto alimentare e medicinale che le piante, nel corso dei millenni, ci hanno generosamente offerto.

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